Implantologia

Le nuove potenzialità dell’implantologia dentale.

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Descrizione Trattamento

Da qualche decennio gli impianti in titanio vengono utilizzati in odontoiatria per riabilitare in maniera fissa i pazienti che hanno perso alcuni o tutti gli elementi dentali, ma solo negli ultimi anni l’implantologia ha raggiunto livelli di predicibilità e di sicurezza tali da renderla attualmente la terapia d’elezione per risolvere ogni tipo di edentulia.

Cos’è un impianto?

L’impianto dentale è in sostanza una vite in titanio che viene inserita nell’osso attraverso un piccolo intervento chirurgico per sostituire un dente perso o come pilastro per avvitare o ancorare protesi più complesse, che sostituiscano una parte o tutti i denti di un’arcata. Esistono impianti di varie forme, lunghezze e diametri. I più diffusi sono gli impianti cilindrici e conici, che hanno solitamente una lunghezza compresa tra gli 7 e i 15 mm e un diametro tra i 3,3 e i 5 mm.

A quali pazienti è rivolta l’implantologia?

Gli interventi di implantologia si possono effettuare solamente dopo che il processo di sviluppo delle ossa mascellari si è completato, per cui gli unici soggetti che non possono essere sottoposti a questo tipo di riabilitazione sono i bambini e gli adolescenti.
Per quanto riguarda gli adulti, invece, le moderne tecniche chirurgiche consentono di restituire una dentatura fissa ed esteticamente eccellente a quasi tutti i pazienti, compresi quelli che abbiano sviluppato gravi atrofie ossee. Prima di elaborare un piano di trattamento implantare, il dentista effettua un’attenta valutazione dello stato di salute generale del paziente, il che può rendere necessaria la prescrizione di accertamenti diagnostici e consulenze specialistiche. La moderna implantologia consente infatti di intervenire anche su pazienti affetti da gravi patologie sistemiche, come i diabetici o i cardiopatici, quando si sia verificato che tali condizioni siano perfettamente sotto controllo. Oltre alla valutazione dello stato di salute generale, è poi necessario eseguire esami radiologici specifici (se contestuali, integrati e indilazionabili) quali la classica panoramica e la tomografia computerizzata, che consente di valutare il volume dell’osso in maniera tridimensionale.

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